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Nel maggio del 1213 il conte Orlando Cattani di Chiusi in Casentino fece dono a San Francesco del Monte della Verna. È l’inizio della storia di uno dei luoghi più profondamente intrisi di misticismo dell’Occidente.
Anche a voler prescindere – e non è possibile – dall’impronta di San Francesco e della storia, La Verna è un luogo straordinario. La rupe calcarea culminante nel Monte Penna – alla sommità delle cui pareti occidentali si affaccia la cittadella monastica – si alza bruscamente dal letto di argille su cui galleggia: lo scoglio roccioso emerge, ed è ricoperto, dalla foresta, conservata nella sua ricchissima varietà da quasi otto secoli di gestione francescana che vedeva il bosco come parte del creato attraverso cui si manifestava l’opera di Dio, e come tale da rispettare e venerare. Perciò a La Verna il bosco è in gran parte rimasto com’era: una magnifica foresta mista di grandi faggi e abeti bianchi, e un ricco sottobosco che comprende agrifogli e tassi.
Al Sacro Monte della Verna avvennero molti eventi miracolosi: fra gli altri, San Francesco qui ricevette le Stimmate durante la Quaresima del 1224. Vi accaddero anche numerosi fatti semplicemente prodigiosi, che però ben testimoniano dell’atmosfera che pervade il luogo: ad esempio, l’accoglienza che il Santo ebbe, appena giunto per la prima volta ai piedi della rupe, da una moltitudine di uccelli vocianti, che lo indussero a ritenere “volontà del Signore che noi abitiamo in questo monte solitario, perché tant’allegrezza e festa della nostra venuta dimostrano i nostri fratelli uccellini”; oppure la convivenza col falco che abitava la chioma del faggio del Sasso Spicco, dov’era il giaciglio di pietra del Santo, e che ogni giorno “col suo canto e il suo isbattersi lo chiamava al mattutino”. È un fatto che qui, più intensamente che altrove, si avverte la presenza di uno spiritus loci formidabile, dallo spessore immediatamente e intensamente percepibile. “Non est in toto sanctior orbe mons!” avverte, esclama e ammonisce la scritta sull’arco del portone che introduce al recinto conventuale se si sale per la mulattiera della Cappella degli Uccelli; e in questa sacralità la rupe e la foresta hanno un ruolo tutt’altro che trascurabile. La commistione fra misticismo e natura, fra pensiero e materia è qui quasi tangibile.