La convivenza è possibile
Nel Parco Nazionale, la presenza del lupo appenninico rappresenta un importante capitolo nella storia della conservazione della fauna italiana.
Dopo essersi trovato sull'orlo dell'estinzione nel secolo scorso, oggi questo predatore occupa stabilmente l'area del Parco, con un grande beneficio sull’ecosistema.
La sua presenza può anche dimostrarci come la coesistenza tra attività umane e grandi carnivori non solo sia possibile, ma risulti essere un vantaggio per l'intero ecosistema.
Nel Parco, la gestione del lupo è fondata su una visione che combina la protezione della natura e lo sviluppo delle attività agro-zootecniche locali. Questo può avvenire attraverso l’applicazione di una serie di strumenti pratici che permettono la coesistenza tra le parti in gioco. Per gli allevamenti ovicaprini sono stati infatti implementati sistemi di protezione come ricoveri notturni e recinzioni elettrificate, affiancati dal fondamentale impiego dei cani da guardiania. Per gli allevamenti bovini, la gestione si concentra invece sulla sincronizzazione dei parti in stalla e sulla protezione dei vitelli nel periodo più vulnerabile.
Pur con circa dodici branchi presenti stabilmente nell’area del Parco, le aziende che hanno adottato queste misure hanno praticamente azzerato i fenomeni di predazione, dimostrandone l'efficacia. La presenza del lupo contribuisce poi attivamente all'equilibrio dell'ecosistema, regolando il numero delle popolazioni di ungulati e influenzando il loro comportamento, riducendo così indirettamente i danni alle attività agricole. Il lupo quindi non è solo causa di conflitto, ma può rivelarsi un vero alleato nel confronto tra esseri umani e fauna selvatica.
Il monitoraggio scientifico continuo e il coordinamento delle attività di ricerca permettono di affinare costantemente le strategie di gestione, facendo del Parco un modello di riferimento per la conservazione dei grandi carnivori anche in contesti antropizzati. Questa esperienza dimostra quindi come sia possibile trasformare una sfida di conservazione in un'opportunità di sviluppo sostenibile.
Foto di G. Capaccioli