Luciano Foglietta ci racconta una terra di confine
Cento anni fa, nel marzo 1923, 11 comuni della Romagna toscana sono confluiti nella provincia di Forlì: Bagno di Romagna, Dovadola, Galeata, Modigliana, Portico e San Benedetto, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia, Sorbano (che ora fa parte del comune di Sarsina), Castrocaro e Terra del Sole, Tredozio, Verghereto.
Questo territorio era stato a lungo amministrativamente controllato dal Granducato di Toscana fino all’Unità d’Italia, poi dalla Provincia di Firenze fino al 1923, quando Mussolini, originario di Predappio, decise di voler vantare nella propria regione natale le sorgenti del Tevere, il fiume di Roma, ma anche di accontentare le istanze che provenivano dalla sua terra, la Romagna, che faticava a rapportarsi con un’amministrazione così distante come quella di Firenze.
Come tutte le zone di confine, la Romagna toscana ha maturato nel corso dei secoli un carattere particolare, frutto della commistione tra il carattere romagnolo e influenze culturali e artistiche fiorentine. I segni di questa contaminazione si notano a livello linguistico, culturale, nell’architettura, ma anche dal punto di vista gastronomico.
Lo scrittore e giornalista Luciano Foglietta ha studiato a lungo questa terra di confine. Proprio lui nato a Santa Sofia di Romagna nel 1922, ancora provincia di Firenze, è divenuto il vero “cantore” della Romagna Toscana (con un'attenzione speciale per la sua Santa Sofia), i cui aspetti peculiari trovano spazio nelle sue opere e nei suoi articoli, dove sviscera gli aspetti sia culturali sia storici, spaziando dalla cultura alla storia, dalla gastronomia al folklore.
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Antiche cartoline di Tredozio e Santa Sofia (Archivio Famiglia Giannelli)