Grazie alla segnalazione, da parte del corpo dei Carabinieri Forestali, del rinvenimento sulle sponde dell’invaso di Ridracoli di alcune selci lavorate, membri del Gruppo Archeologico Casentinese sono stati accompagnati sul posto dai responsabili dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio per constatare se poteva trattarsi di un sito preistorico. Sul posto è stata raccolta così una serie di strumenti lavorati, che fanno ritenere che sulle sponde dei torrenti che oggi formano il lago, fra 15 e 12.000 anni fa si siano spinti cacciatori paleolitici alla ricerca di prede che abitavano le nostre montagne. Non dobbiamo dimenticare infatti che oltre a cervi, caprioli e cinghiali all’epoca vi si poteva sicuramente cacciare anche l’orso, oggi scomparso da circa un secolo, e che i nostri torrenti erano ricchi di pesce ma anche di castori, scomparsi nel ‘600. Queste le prede che sicuramente i cacciatori fra la fine del Paleolitico e il Mesolitico, ossia subito dopo la fine delle glaciazioni, potevano trovare spingendosi sui rilievi appenninici.
Il sito, dato l’abbondante rinvenimento di nuclei per la produzione di lamelle, raccolti insieme a vari strumenti, schegge di lavorazione e lamelle stesse, può far pensare ad una strutturata stazione preistorica, databile provvisoriamente al Paleolitico finale (facies Epigravettiana) o al seguente Mesolitico, fra i 15.000 e i 12.000 anni da oggi.
Il ritrovamento non è nuovo per l’area del Parco: già durante gli scavi archeologici 2003-2007 condotti al Lago degli Idoli sul Falterona, furono rinvenuti alcuni strumenti litici databili al medesimo periodo; così come un altro coltello in selce, sebbene più recente, era stato raccolto dal personale del Parco stesso presso Poggio a Scheggi e successivamente esposto al Museo Archeologico del Casentino.
Dopo il il primo sopralluogo a Ridracoli, in accordo con la Responsabile dell’Ufficio per la Biodiversità di Pratovecchio, il Gruppo Archeologico ha segnalato il ritrovamento alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, competente per il territorio romagnolo. È nato così un progetto che ha visto coinvolti tutti gli Enti competenti, con l’indispensabile collaborazione di Romagna Acque, gestore dell’invaso, che si è proposta come soggetto finanziatore di una prima indagine archeologica che prenderà il via in luglio e che premetterà di comprendere meglio le potenzialità del sito. Una volta conclusi gli scavi, i risultati potranno confluire a Idro, l’Ecomuseo delle acque di Ridracoli, per far conoscere al pubblico le più antiche tracce di civiltà che l’uomo ha lasciato all’interno del Parco.
Massimo Ducci, Gruppo Archeologico del Casentino GAC