Il fotografo che raccontiamo oggi è un giovane romagnolo, laureato in scienze naturali, che fonde la cultura naturalistica con la passione per la fotografia, l’esplorazione scientifica e soprattutto la grande passione verso le specie solitamente meno amate: i serpenti. Dobbiamo a lui diverse segnalazioni di anfibi e rettili nel Parco e le sue immagini sono ormai indispensabili per avvicinare più persone alla bellezza della natura, anche quella più sconosciuta del silente popolo degli esseri striscianti.
Fin da bambino sono sempre stato affascinato dalla natura e dai suoi abitanti, ricordo che non c’era giorno in cui non tornassi a casa con ragni, funghi e qualsiasi altra cosa nelle tasche. Per questo motivo un bel giorno mio padre mi disse “Perché invece di portare a casa di tutto non inizi a fare foto?”, nacque così la mia passione per la fotografia e grazie al sostegno della mia famiglia ho finito col laurearmi in Scienze Naturali. Tuttavia per quanto tutti gli animali mi piacessero, con alcuni è nato un vero e proprio amore, in particolare con rettili e anfibi. Il motivo ancora non lo so, forse perché mi affascinavano questi esseri avvolti da leggende popolari o forse semplicemente perché sono animali da cui la maggior parte delle persone (purtroppo) si tiene a distanza. Fatto sta che con gli anni il mio principale hobby è divenuto viaggiare alla ricerca di questi magnifici animali.
Per me la fotografia naturalistica è un mezzo per scoprire ed imparare i comportamenti degli animali. Per poter scattare una foto a un rettile o a un anfibio il primo requisito fondamentale è, a mio parere, saper osservare ciò che si ha di fronte con molta attenzione. In primis perché per fotografare un animale bisogna prima saperlo trovare e spesso e volentieri si finisce con lo stendersi nel fango, strisciare fra le fessure delle rocce o fare bagni nei torrenti fuoriprogramma. Inoltre ogni specie ha comportamenti specifici e ogni esemplare ha un’indole differente, per questo per avvicinare diversi animali utilizzare lo stesso metodo può non dare gli stessi risultati. Mi piace pensare che la fotografia sia una forma di interazione basata sul reciproco rispetto fra fotografo e soggetto, non esiste uscita fotografica in cui io torni a casa senza aver imparato qualcosa di più sul comportamento animale.
Aggiungo inoltre che la fotografia è un potente strumento di sensibilizzazione, in particolare quando si parla di animali spesso ignobilmente perseguitati come i serpenti: sono tante ancora le persone che credono a superstizioni e leggende assolutamente false riguardanti questi rettili, ancora oggi in tanti pensano che le vipere siano mortali, che vengano paracadutate dagli elicotteri, che i biacchi ti inseguano formando un cerchio con il corpo e che siano attirati dal latte ecc. Con le mie foto cerco di trasmettere il difficile messaggio che i serpenti e gli altri rettili non costituiscono in nessun modo un pericolo per la salute di un escursionista, anzi, possono avere un lato affascinante e misterioso, senza contare poi l’importanza da loro svolta all’interno degli ecosistemi naturali.
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Foto principale: Biacco (Hierophis viridiflavus) di Giuseppe Molinari.