Riprendiamo l’escursione virtuale che avevamo lasciato ad inizio aprile in epoca Coronavirus. https://www.parcoforestecasentinesi.it/it/it/news/la-natura-non-si-ferma-il-risveglio-del-popolo-alato
Con aprile e maggio l’avifauna nidificante del Parco si arricchisce con l’insediamento degli uccelli migratori provenienti dall’Africa.
Fra questi, due grandi rapaci entrambi dalla dieta particolare: il Falco pecchiaiolo ed il Biancone. Il primo si alimenta di api e vespe, pecchie appunto, come indicato proprio dal nome; il cielo del Parco è interessato da un discreto fenomeno migratorio sia primaverile, ma soprattutto autunnale, con decine di individui che sorvolano il territorio, mentre diverse coppie si soffermano a nidificare in foresta. Più raro il secondo, bianco quanto dice il nome, nominato anche aquila dei serpenti per via della sua alimentazione; sconosciuto in passato, le osservazioni nel Parco risalgono agli ultimi decenni, con probabili eventi riproduttivi come verificato appena fuori dai confini nel 2019.
Di dimensioni più ridotte e appartenente al gruppo dei falchi, il Lodolaio è un Pellegrino in miniatura; come quello è specializzato nella caccia in volo, ma di prede piccole, principalmente insetti; incapace di costruirsi il nido, sfrutta allo scopo i nidi abbandonati, soprattutto quelli delle cornacchie.
Tra gli uccelli notturni è frequente il Succiacapre, di difficile osservazione, ma facilmente rilevabile grazie al richiamo caratteristico che ricorda il rumore di un motorino.
Negli ambienti aperti cespugliati, si possono trovare le averle piccole, dal becco adunco come quello dei rapaci, che catturano insetti e piccoli uccelli, infilzandoli poi negli spini a formare la propria scorta alimentare.
Ma è soprattutto il grande gruppo degli uccelli canori a meglio caratterizzare con le loro voci l’ambiente del Parco.
Da quelli con canto monotono e cadenzato e nome onomatopeico: la Tortora selvatica (turtur), l’elegante e crestata Upupa (upup) e il Cuculo (cucù), quest’ultimo ben noto per il suo parassitismo riproduttivo. Oppure dal canto acuto e stridente come quello del Torcicollo, il cui nome rende conto delle contorsioni del collo alla guisa di un serpentello; è l’unico picchio non sedentario, anomalo tra i picchi, non essendo capace di scavare il legno. O il canto fischiato e sonoro del bel Rigogolo, giallo e nero. O il modesto cinguettio dei messaggieri di primavera, Rondine e Balestruccio, compagne dell’uomo nelle campagne e negli allevamenti.
A quelli dal canto elaborato, caratteristico dei Silvidi e dei Turdidi che frequentano gli arbusteti: tra i primi pensiamo alla Sterpazzola e alla Sterpazzolina, entrambe con caratteristiche parate aeree canore; ai Luì (bianco e verde) dal canto trillato il primo e accelerato il secondo; tra i secondi incontrastato principe del canto è l’Usignolo con il suo vasto repertorio di strofe ritmate, gorgheggiate, flautate. Appartenente ad altra famiglia è il Prispolone col suo canto vivace emesso in spettacolari voli territoriali, salendo in aria e discendendo poi a paracadute.
Da ricordare anche la Balia dal collare, una specie molto rara ritornata a dare prestigio al Parco dopo decenni di assenza.
Oltre agli uccelli provenienti di là dal Mediterraneo, il Parco si arricchisce in estate di altre specie che hanno svernato in zone vicine e ritornano nel territorio a nidificare. Anche tra queste buoni cantori: l’Allodola, la regina dei prati, dal lungo canto aereo, vario e trillato; la confidente Capinera che il canto lo emette nascosta nei suoi cespugli; ben in vista invece canta il Verzellino con la sua voce che è un insistente sfrigolio.
di Pier Paolo Ceccarelli, Ornitologo e curatore dell’Atlante degli Uccelli del Parco delle Foreste Casentinesi