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Oggi parleremo della località "La Lama", uno dei cuori antichi del Parco. Siamo nell’area che era conosciuta come “romagna toscana”, espressione che sottolineava il dualismo tra geografia e amministrazione, data la proprietà fiorentina dal 1442, poi granducale dal 1837 e, dopo la nascita del Regno d’Italia, fiorentina fino al 1923.

La conquista di Firenze segna un passaggio fondamentale: il legname era una materia prima a cui la repubblica era decisamente interessata, tant’è che acquistò diversi territori forestali per l’Opera di Santa Maria del Fiore (detta anche Opera del Duomo), sottraendoli alla gestione dei monaci camaldolesi.

Le prime costruzioni stabili nell’altipiano della Lama sono attestate nel 1561, quando l’Opera del Duomo effettuò una riforma riguardante la gestione delle foreste, per volere del Granduca. Alla Lama, oltre alle guardie fiorentine che supervisionavano le foreste, vissero negli anni tanti tagliatori e trasportatori di legname che si dedicavano anche alla coltivazione di piccole porzioni di terreno e all’allevamento di mucche e pecore.

Il legname veniva trasportato attraverso la strada degli Acuti in Toscana, inoltre ai Casentinesi venivano venduti agnelli e affidate le mucche per l’inverno. Commerciavano anche con i Monaci di Camaldoli, e con i piccoli ricavi così ottenuti potevano acquistare quelle cose che non si riusciva a produrre, come ad esempio il pepe per il maiale o l’olio, recandosi ai mercati di Corniolo e Casanova o alle fiere di Stia.

Terminata l’edificazione della cupola, la Foresta rimase sotto la gestione dell’opera del Duomo, che se ne servì per il proprio mantenimento: la conduzione venne perciò rivolta ad uno sfruttamento della Foresta a fini economici, perciò si attuò una vera e propria guerra al faggio in favore dell’abete bianco, più pregiato. Solo nel 1818 la Foresta venne di nuovo data ai monaci camaldolesi e con questo cambio di gestione la vegetazione tornò a crescere rigogliosa come un tempo.

Nel 1859 Leopoldo II acquistò e si intestò le Foreste consegnandole al controllo di Siemoni, cui venne data carta bianca. Questi applicò delle tecniche di selvicoltura ottocentesche molto avanzate e vennero in seguito costruite delle segherie ad acqua sul versante romagnolo, proprio nei pressi della Lama.

Utilizzò i cascami del legno per alimentare i forni e, sempre nella Foresta della Lama, il cui suolo è ricco di silicio, costruì una vetreria.

La Lama, perciò, diventò un luogo di incontro tra operai del legno toscani e romagnoli, tanto che nel 1900 vi sarà fabbricata una Decauville, una piccola ferrovia a scartamento ridotto, formata da elementi che possono essere montati e smontati velocemente, per il trasporto del legname. Si estendeva per circa 20 km fino a Cancellino, parallela alla strada che ancora oggi congiunge le due località. I vagoni erano mossi da piccole locomotive a vapore e la ferrovia restò in funzione fino al 1920, anno in cui venne smantellata perché il trasporto di legna divenne più economico via gomma con la nascita dei primi autocarri.

 

Foto: Lama, 1941 (Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni)