Casanova ritratto nell’inverno 2016
Viaggio tra i fotografi naturalisti: Riccardo Tartagni, la fotografia al servizio dello story telling
In un tiepido mattino di settembre, rientro da un’uscita fotograficamente infruttuosa, mi fermo un ultimo istante, la brezza mi accarezza il viso, respiro profondamente persuaso dal silenzio del bosco, gli animali sono rientrati nelle zone di riposo diurno, decido comunque di sbirciare un’ultima volta col binocolo prima di recarmi nella mia casa di Corniolo per riposarmi dalla levataccia mattutina. Ebbene scrutando in lontananza noto un cervo intento a trattenere diverse femmine, non esito un istante di troppo, decido di recarmi in zona per un sopralluogo.
Era l’anno 2012, a mia insaputa avevo trovato un cervo che avrebbe plasmato i miei successivi anni da fotografo e che mi avrebbe coinvolto anche emotivamente. Era una zona particolarmente frequentata dalle femmine e molto ambita da altri maschi che tentavano invano di spodestare quel cervo, tuttavia nonostante la sua apparente giovane età, riusciva a mantenere ben saldo il suo harem. La particolarità del suo palco mi permise di riconoscerlo anche l’anno seguente (2013) e quello successivo (2014), il suo temperamento era tale da riuscire a proteggere il suo harem persino con picchi di ben 20/25 femmine (piccoli inclusi), decisi che il nome più appropriato per lui non poteva che essere “Casanova”. Aveva un atteggiamento territoriale, in assenza delle femmine non tollerava l’intrusione di altri maschi nel suo territorio, la sua determinazione gli consentì di mantenere il suo regno apparentemente senza imprevisti fino al 2015, stagione in cui notai al suo posto un altro grosso e superbo maschio che evidentemente lo aveva spodestato.
In quegli anni dedicai gran parte del mio tempo libero e delle mie energie alla ricerca di Casanova, la costanza e l’impegno mi ripagarono: nell’inverno 2014 trovai la sua zona di svernamento che mi permise di ritrarlo in numerose occasioni permettendomi di osservare l’evoluzione e lo sviluppo del suo palco con continuità, notai che toccò il suo apice nel 2016, anno in cui si alternava con il grosso maschio visto in precedenza.Purtroppo nel 2017-2018 per una serie di fattori antropici la zona fu abbandonata dalle femmine ad esclusione di qualche sporadica comparsa affiancata da Casanova, ma le probabilità di avvistamento erano divenute piuttosto rare, pertanto decisi di abbandonare parzialmente la zona, anche se dentro di me vi era un richiamo che mi spingeva di tanto in tanto a farci tappa nella speranza di rivederlo.Nelle stagioni invernali degli anni 17/18 e 18/19 lo persi di vista, la sua zona non era più la stessa o più semplicemente le sue primavere erano divenute troppe, non dovevo infatti escludere il fatto che la sua vita fosse terminata tra quei boschi in cui ha sempre vissuto.
Ma la voglia e la speranza di rivederlo erano ancora vivi e ardenti così in un mattino di settembre del 2019 tornai in zona e con grande stupore lo trovai! Era solo, senza alcuna femmina al suo fianco, bramiva ripetutamente senza aver risposta nemmeno da altri maschi circostanti, appariva come un richiamo malinconico agli anni di splendore vissuti in passato, lo trovai in buona forma tuttavia si notava una grossa cicatrice su una spalla e un deficit in un occhio causato forse da una sorta di cataratta o qualche altra problematica che ne precludeva la vista da quel lato. Nei giorni seguenti non lo vidi più, ero comunque entusiasta di sapere che era ancora lassù nel suo territorio anche se probabilmente il tempo di Casanova andava progressivamente spegnendosi.
Dal lontano 2012 sono trascorsi 8 anni, non ho certezze di poterlo rivedere tuttavia rimarranno indelebili nella mia mente le numerose giornate trascorse negli anni passati ad osservare questo straordinario maschio dal cuore impavido. Tornerò nuovamente lassù in quei monti tra boschi e forre dove ha regnato per lunghi anni e se non ci sarà più Casanova sono sicuro che troverò un altro Re figlio del suo sangue.
La fotografia per me rappresenta un mezzo che mi ha permesso di ritrarre e catalogare negli anni animali che poi ho potuto nuovamente rivedere negli anni seguenti, permettendomi di appuntarmi sul mio taccuino avvistamenti e segni particolari nelle varie stagioni, così è stato per Casanova e così è stato anche per altri esemplari meno affini alla mia emotività ma altrettanto belli e affascinanti. Nel mio archivio giacciono molte più foto documentative piuttosto che da stampa, il fascino di questa strumentazione sta nella duttilità della stessa e non importa se a volte non si riesce a scattare, torno a casa comunque soddisfatto con il privilegio di aver vissuto qualche ora in mezzo alla mia piccola Africa: le Foreste Casentinesi.
Riccardo Tartagni
Casanova nel settembre 2013
Antagonista che spodestò Casanova nel 2015