Storie fantastiche nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
La scrittrice Emma Perodi (Cerreto Guidi 1850 - Palermo 1918) si è conquistata un posto nella letteratura italiana con le sue Novelle della Nonna del 1893: è un raccolta di quarantacinque storie fantastiche e nell’opera si immagina che una novellatrice, la vecchia nonna Regina, racconti nel giro di un anno, nei giorni di festa, dalla notte di Natale al Dicembre dell’anno successivo, accanto al fuoco o nell’aia del podere di Farneta (piccolo borgo sulla via di Camaldoli) queste novelle ai nipoti.
Le novelle trattano tematiche tipiche della vita contadina e di montagna, con forte presenza religiosa e spirituale, ed hanno la velleità di mescolare passato, presente, futuro e fantasia nei luoghi del Casentino e del Parco Nazionale, raccontandoci il posto con descrizioni suggestive e facendo riferimenti ad eventi storici realmente accaduti.
Tra le storie ambientate nel territorio del Parco Nazionale c'è "Il Barbagianni del Diavolo''. Si narra di un rozzo e solitario spaccalegna, Rospo, che vive sul Monte Falterona insieme ad un grande barbagianni ed una capra. Un pezzo di montagna travolge case, bestiame e persone e rende torbide le acque dell'Arno fino a Pisa, danneggiando il commercio dei lanaioli. Tutti per questo avvenimento danno la colpa a Rospo. E' qui che arriva Bencio, lanaiolo fiorentino, che con l'aiuto di una suora del convento di Arcetri e di una vecchia di San Godenzo troverà il modo per far sì che tutto torni alla normalità. Questa storia, oltre che a ritratte e citare luoghi immersi nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, è ispirata a un evento atmosferico e naturale accaduto nel 1335.
Ecco un breve estratto della novella:
" Rospo, tanto d'estate che d'inverno, andava vestito di rozza lana, e aveva i capelli così ispidi, da farlo somigliare più a una bestia che ad un cristiano. Chi diceva che fosse fiorentino, chi aretino, ma nessuno sapeva di certo da che luogo fosse venuto, perché un bel giorno lo avevan veduto capitare lassù e offrirsi per tagliar legna, senz'altro bagaglio che un barbagianni grosso, ma aiutatemi a dir grosso, con due occhiacci che mettevano paura a guardarli. Si diceva che il barbagianni, di notte, stesse sempre appollaiato sul tetto della casucola, e che gli occhi dell'uccello splendessero nel buio come due tizzi accesi. I carbonai e i boscaioli, che non hanno troppa simpatia per quegli animali, evitavano di passar vicino all'abitazione di Rospo, e anche se la scorgevano da lontano, si facevano il segno della croce. Per questo timore che ispirava a tutti il barbagianni, la gente del contado non s'era accorta che ogni notte, dalla casuccia di Rospo, usciva una capra, la quale, di corsa, andava su quel versante della Falterona che guarda il Mugello e in quella parte che sovrasta il villaggio di Castagno, e costì si dava, con forza superiore a quella di qualunque capra, a smuovere macigni, a sbarbicar alberi e a rovinar quanto poteva il terreno... "
Leggi tutta la novella "Il Barbagianni del Diavolo": https://it.wikisource.org/wiki/Le_novelle_della_nonna/Il_barbagianni_del...
Leggi tutte le novelle: https://www.centumcellae.it/wp-content/uploads/2020/04/novelle-della-non...
Foto: Archivio Fotografico Pietro Zangheri, Cascina Giogo (S. Sofia) 1938