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Spesso abbiamo commesso l'errore di non attribuire l'importanza dovuta alle “antiche” varietà agricole locali che da moltissimo tempo sono presenti sul territorio e ci permettono di mantenere un'alta biodiversità di interesse alimentare. Infatti spesso vengono utilizzate come ingredienti per gustosi e sani piatti tipici della tradizione contadina, grazie ai loro intensi sapori e alle eccellenti proprietà nutrizionali.  L'interesse di conservare le “antiche” varietà deriva, quindi, soprattutto dal forte legame storico che hanno con il territorio, poiché rappresentano la memoria storica (cultura rurale, saperi popolari, pratiche locali) e la memoria biologica dell'agricoltura, e sono più adattate al territorio rispetto a quelle moderne. Infatti spesso hanno un'elevata capacità di tollerare gli stress sia biotici ( parassiti) che abiotici ( cambiamenti climatici, come la siccità), rispetto a cultivar moderne caratterizzate da produttività nettamente superiori ma talvolta più suscettibili a stress idrici e con maggiori problematiche di carattere fitosanitario e, spesso……. insapori.

I numerosi progetti condotti dal 2015 dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna con la collaborazione dell'Università di Pavia (Prof. Graziano Rossi), dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino ( Dott. Luca Segantini) e del GAL L’Altra Romagna hanno lo scopo univoco di tutelare il patrimonio genetico di questo territorio, mantenendo vive le antiche varietà. L'obiettivo di ricercare cultivar tradizionalmente utilizzate in ambito agricolo (Landrace), in particolare cerealicole ed orticole, all’interno del comprensorio dei Comuni del Parco e nei territori limitrofi dell'area protetta, è stato svolto in un primo tempo grazie alla borsa di studio Pietro Zangheri "Ricerca e conservazione di antiche cultivar nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna" (a cura del Dr. Stefano Braccini, Firenze) e attualmente dal progetto “Biodiversità di interesse alimentare: salvaguardia e recupero di cultivar tradizionali locali” con il GAL, affidato all’Università di Pavia.

La ricerca delle Landrace da seme e di specie botaniche spontanee avviene dal 2019 e prosegue per il 2020, come da progetto,  con esplorazione del territorio attraverso numerosi sopralluoghi per rintracciare agricoltori-custodi ( coltivatori, pensionati ed hobbisti) che hanno provveduto alla conservazione delle varietà antiche a rischio di estinzione. Quando la varietà viene ritenuta interessante, potenzialmente tradizionale e locale, viene: prelevato un campione di semi e intervistato l'agricoltore attraverso la compilazione di un questionario, catalogando le caratteristiche della specie, la tipologia del coltivatore e la provenienza. I campioni di semi raccolti vengono successivamente trasferiti e depositati alla Banca del Germoplasma vegetale dell’Università di Pavia (www.labecove.it), struttura specializzata nella conservazione ex situ a lungo termine dei semi ( alcuni semi, come quelli del mais, potenzialmente per un tempo addirittura superiore a 200 anni). I risultati dei sopralluoghi svolti, realizzati anche grazie a personale locale, appositamente coinvolto (Dr. Stefano Tempesti di Santa Sofia) sono stati infine organizzati in un database informatizzato, successivamente riportato su base GIS attraverso la georeferenziazione dei siti di ritrovamento delle specie di interesse.

Il progetto si è posto sin da subito l’obiettivo di divulgare la conoscenza di questa tematica a tutti coloro che ne fossero interessati, per sottolineare ancora una volta la fondamentale importanza di salvaguardare l'agrobiodiversità vegetale attraverso gli agricoltori-custodi (agricoltori locali) per il benessere delle generazioni future. Sono, infatti, sempre più le conferenze, riguardanti questa tematica, tenute in occasione di eventi organizzati sul territorio. Tra queste in particolare l’incontro tenutosi a fine giugno 2016 al Giardino Botanico di Valbonella e la conferenza "Il recupero delle vecchie varietà locali tradizionali" tenutasi quest'anno presso il castello di Sorrivoli durante la giornata di scambio semi.

Lanciamo però un appello a tutti: se avete a casa o conoscete persone che ancora coltivano e mantengono “antiche “ varietà di famiglia, segnalatelo al Parco !  potremmo ancora scoprire tante cose uniche ed interessanti…..che rischiano col tempo di perdersi!  Dai il tuo contributo alla ricerca delle ultime varietà da salvare! Mandateci foro dei semi e dei frutti ! Anche con quelle è possibile capire di cosa si tratta e se è il caso di approfondire l’indagine. Scrivici!!! a promozione@parcoforestecasentinesi.it

Non perdetevi i nostri 4 video tematici sul progetto, realizzate dal Parco con la collaborazione dell’Università di Pavia dal titolo Antiche cultivar e biodiversità di interesse alimentare coordinato dalla Coop Atlantide e realizzato per conto dell’Ente Parco dalla Società Sunset Produzioni.

Il Mais Santa Sofia Romualdi: le origini

https://www.youtube.com/watch?v=zPv7x0GCG_Q&ab_channel=ParcoForesteCasentinesi

La conservazione delle antiche varietà

https://www.youtube.com/watch?v=gWRoJ7Ilgj4&ab_channel=ParcoForesteCasentinesi

Il futuro del mais tra innovazione e tradizione

https://www.youtube.com/watch?v=1iC6rT4w5VM&ab_channel=ParcoForesteCasentinesi

La banca del germoplasma

https://www.youtube.com/watch?v=P3H-ET9Emd4&ab_channel=ParcoForesteCasentinesi

Autunno con le cultivar

https://www.youtube.com/watch?v=JL7vG_pgJxM&ab_channel=ParcoForesteCasentinesi

 

https://www.parcoforestecasentinesi.it/it/vivi-il-parco/storia-e-tradizioni/antiche-cultivar