Un ricordo di Don Domenico Zanchini, da un articolo di Luciano Foglietta
Don Zanchini, giovane sacerdote appena nominato parroco di Pietrapazza, ci racconta del suo primo Natale nella sperduta parrocchia montana. La penna di Luciano Foglietta - giornalista, scrittore e studioso della Romagna Toscana - raccoglie e restituisce questa bella testimonianza, riportata in un suo articolo del Resto del Carlino del dicembre 1983. Nel 1930 la chiesa di Pietrapazza era ancora quella vecchia, a qualche decina di metri da quella attuale che venne costruita pochi anni dopo questa vicenda, grazie proprio alla determinazione di don Zanchini ed alla generosità della gente di Pietrapazza.
“Non era certamente il posto che avevo sognato […] avevo finito gli studi in maniera brillante […] non sapevo neppure che esistesse Pietrapazza. Era fuori dalla civiltà, nel senso di civiltà come progresso meccanico. C’era soltanto la chiesa ed una casupola di contadini. E che chiesa! Era una capanna circolare tirata su coi sassi, senza malta. Il soffitto era così basso che dovevo tagliare i ceri a metà per non appiccare il fuoco alle travi. Era in cima ad un cocuzzolo, a strapiombo su un costone, sulla sponda destra del Bidente. […] Era la vigilia di Natale quando giunsi lassù […] mi ricevettero i contadini della casa accanto. Nella canonica ci si stava stretti. Per arrivarci avevamo impiegato mezza giornata. Eravamo partiti alle 5 del mattino; arrivammo sul mezzogiorno. Alle 4 del pomeriggio il sole era già scomparso e tutti se ne tornarono via. Udivo i miei amici che, scendendo verso Strabatenza, con fisarmonica e clarino suonavano una vecchia canzone. […] Un’ora dopo era buio pesto, stavo seduto davanti al camino […] passarono le ore. A mano a mano che la mezzanotte s’avvicinava diventavo sempre più triste […] chi erano i miei parrocchiani? dove abitavano che di case non ne avevo viste all’infuori di quel tetto grigio al di là del sagrato? Il contadino, un uomo segaligno sui sessant’anni, entrò in cucina: "Son venuto a suonare le campane" […] S'udirono i primi rintocchi. Guardai l’orologio: erano le 23.30, la Chiesa era già pronta fin dal pomeriggio. L’aveva sistemata mia mamma aiutata dalle mie sorelle. Tornai in cucina e guardai dalla finestrucola. Fu allora che vidi le luci. Rimasi di stucco. Era uno scenario fantastico. Nella notte, nera come la caligine, dalle montagne stavano scendendo ruscelli di luci rossastre. Erano tantissime fiaccole in fila indiana che scendevano verso la Chiesa. Andai all'altra finestra, quella che s'affacciava sul fiume. Altri rivoli di luci si muovevano dall'alto al basso. E tutti erano diretti verso di me. Erano loro, i miei ancor sconosciuti parrocchiani, erano le anime che avrei dovuto curare che si muovevano al richiamo della mia campana. Avevano lasciato i loro casolari nascosti tra le forre, al di là dei picchi e dei costoni ed ora s'affrettavano per giungere in tempo alla Messa di mezzanotte. […] Mezz'ora dopo erano tutti in chiesa, circa 150 persone."
Liberamente tratto da “La gente di Pietrapazza” di Claudio Bignami e Alessio Boattini, Monti Editore, 2018.
Didascalie foto:
-
Anni ’30, Festa di Sant’Eufemia con il Popolo di Pietrapazza davanti alla chiesa vecchia. Archivio Fotografico Onofrio Leoni
-
Settembre 1938, Festa di Sant’Eufemia, si vede a lato la struttura della vecchia chiesa. Archivio Fotografico Onofrio Leoni
-
Don Zanchini a cavallo. Archivio Fotografico Onofrio Leoni