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Uno sconfinato amore per la regina dei cieli lo ha spinto alla fotografia naturalistica

Fin da bambino ho percorso questi boschi osservando la natura in tutta la sua bellezza, ma tra tutta la fauna, ho sempre avuto un amore profondo e viscerale per l’Aquila reale.

L’aquila è presente in questi luoghi da secoli e numerosi cenni storici ne testimoniano la presenza da sempre (Tramontani (1801) - (Giglioli 1890), i miei ricordi su uno dei primi avvistamenti da bambino mi riportano indietro ai primi anni settanta, quando in una tarda mattinata d’estate la mia attenzione fu attratta da un’ombra imponente che mi stava passando sopra alla testa. Era grande, potente, maestosa mentre, in una lenta planata, si dirigeva verso il crinale. … il contagio era ormai avvenuto … mi ero ammalato di … mal d’Aquila … . Quell’immagine mi è rimasta negli occhi e nel cuore per sempre e, probabilmente, quel giorno, ha segnato la mia futura passione per i rapaci in genere ma in particolare per l’Aquila reale.

Poi col tempo nasce la passione per la fotografia che, pian piano si perfeziona, raggiungendo qualche buon risultato. La mia ricerca della regina è costante e, in particolare, centralizzata sull’unica coppia conosciuta, quella storica detta “della Lama” che vedo ed immortalo più volte.

Poi, nel marzo del 2017, nel corso di una bellissima giornata, mentre percorrevo le valli del Parco più a sud, avvisto una coppia di Aquile in planata. Nei giorni successivi, gli avvistamenti si susseguiranno sempre più, rafforzando in me il sogno che forse, una nuova coppia, stava studiando il territorio per colonizzarlo. Teoria che troverà un fondamento col tempo e col susseguirsi di altri, non facili avvistamenti. Poi un giorno, una mail di un mio caro amico e collaboratore del Parco, mi ha spinto a dare un nome a questa coppia. Mi scrisse … “Questa coppia ormai è la tua …. sei tu lo scopritore e adesso te la puoi godere… A volte credo che si materializzino i propri sogni e magari la coppia trovata è una proiezione dei tuoi desideri……Chissà”. Quindi ho iniziato a pensare a quale nome dare a queste Aquile, corti e non banali. Per il maschio è stato facile. È solo grazie ad una persona, che oggi possiamo godere della meraviglia del nostro Parco, il Dr. Fabio Clauser, Amministratore delle Foreste Casentinesi dal 1955 al 1973 e vicedirettore generale presso il Ministero dell’agricoltura e foreste a Roma. E quindi mi son detto, bello potente, quasi altisonante che sia CLAUSER. Per la femmina la storia è stata un po' più lunga e articolata, ve la faccio breve. Nel pomeriggio del 27 maggio 2018, presso il Centro visita di Badia Prataglia, nel corso della presentazione della pubblicazione "Le foreste vetuste patrimonio dell'umanità nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi" e la visione del Video "Sasso Fratino e le foreste vetuste", alla presenza del Dr. Fabio Clauser, ospite principale della giornata, venne reso pubblico il nome del maschio di quella coppia e, avendo l’opportunità, in quell’occasione, di conoscere personalmente il Dr. Clauser e la moglie, signora Viana, ecco che è stato naturale dare il nome alla femmina. VIANA.

Per me, poi, è stato un grande onore essere invitato a partecipare al compleanno dei 100 anni del Dr. Clauser, il 26 ottobre dell’anno scorso a Pratovecchio, dove ho concluso la giornata con l’intervento raccontando la breve storia di questa stupenda coppia di Aquile reali [Clauser e Viana] che vola alta sui crinali romagnoli del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, proteggendo il loro Regno sospeso tra il cielo e la terra.