"Conoscere la Natura... 2000!"
Alla scoperta del sito "Foresta di Campigna, Foresta la Lama, Monte Falco"
Eccoci giunti al secondo appuntamento con la rubrica dedicata alla Rete Natura 2000, curata da Antonio Pica, naturalista e vincitore delle Borsa di Studio Pietro Zangheri 2020-2021.
Comincia da qui il viaggio nelle aree di interesse comunitario del Parco e qual è il modo migliore se non immergerci nel cuore pulsante di questo territorio unico? Si! Parliamo della Foresta, madre millenaria che estende le sue radici e innalza le chiome quasi a voler toccare il cielo. Passeggiando in queste aree ricche di biodiversità, tra patriarchi arborei, aspre vallate e panorami irreali si può percepire il vero respiro ancestrale della Natura.
Il sito della Rete Natura 2000, ZSC/ZPS IT4080001 “Foresta di Campigna, Foresta la Lama, Monte Falco” – 4.040 ha, racchiude la porzione più antica e sicuramente meglio conservata delle Foreste Demaniali Casentinesi: si estende nel versante settentrionale dell’Appennino tosco-romagnolo, nel settore a più alta quota tra le Costa Poggio dell’Aggio Grosso ad ovest (sorgenti del Bidente delle Celle) e il Passo dei Lupatti ad est (sorgenti del Bidente di Pietrapazza). La conservazione è massima in questa area e rappresenta una priorità. Troviamo infatti alcune delle emergenze naturali più importanti di tutto il Parco come la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, prima riserva integrale italiana, istituita nel 1959 e dal 2017 inserita dalla commissione UNESCO nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità per le sue faggete vetuste. Ad accompagnare quello che è di diritto il fiore all’occhiello del Parco, le riserve statali biogenetiche di Campigna e di Badia Prataglia e la Riserva Naturale Integrale di Monte Falco.
Nel sito di interesse comunitario, uno dei più conservati all’interno del Parco, troviamo ben 17 habitat della Rete, di cui 7 prioritari. Di rilievo, gli habitat forestali legati alle faggete degli Appennini con Tasso e Agrifoglio (cod. 9210*) e quelle con Abete bianco (cod. 9220*). Nei versanti più caldi mitigati dalle correnti mediterranee e con elevate piogge le chiome del Tasso (Taxus baccata) e dell’Agrifoglio (Ilex aquifolium) si fanno timidamente avanti, sotto l’ombra del Faggio (Fagus sylvatica), sovrano indiscusso. Quando la continuità del crinale appenninico (con cime oltre i 1500 m s.l.m.) si frappone tra le foreste e le correnti calde provenienti dal Mar Tirreno, il clima si fa più continentale e l’Abete bianco (Abies alba) trova le condizioni ideali per crescere. Raramente l’Abete forma in queste aree popolamenti puri, ma è presente e ben rappresentato insieme al Faggio. Le abetine in purezza nel Parco sono, di fatto, una prerogativa dell’azione dell’uomo. Nelle foreste di Campigna e della Lama le formazioni di origine naturale e gli antichi impianti di abete bianco si compenetrano tra loro, mentre a Sasso Fratino le formazioni di Faggio e Abete bianco sono accompagnate da moltissime latifoglie di pregio come L’Acero riccio (Acer platanoides), l’Acero montano (Acer pseudoplatanus), l’Olmo montano (Ulmus glabra) e il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior). A questi boschi, che sono i più abbondanti, si mescolano altre formazioni minori creando un vero e proprio mosaico di habitat con peculiarità differenti, ad esempio i boschi degli impluvi, dei valloni e delle forre (cod. 9180*) con Tigli (Tilia plathyphyllos, Tilia cordata) e Aceri (Acer pseudoplatanus, Acer opalus), i boschi di Castagno (Castanea sativa) e le foreste alluvionali residue (cod. 91E0*) con Ontano nero (Alnus glutinosa), Pioppo nero (Populus nigra) e Salice bianco (Salix alba).
Tra le numerose specie animali che possiamo osservare nell’area spiccano due uccelli: la regina dei cieli, l’Aquila reale (Aquila chrysaetos) maestoso rapace con apertura alare che può superare i 2 metri e il Picchio nero (Dryocopus martius), il più grande dei picchi europei. Quest’ultimo è legato intimamente ai boschi vetusti e maturi, con elevata presenza di alberi morti e deperienti in piedi e con necromassa al suolo. Frequentemente disturbati dall’azione dell’uomo (disturbo dei siti di nidificazione, bracconaggio, ecc.) queste specie trovano nei boschi e nelle aree aperte del Parco dei veri e propri “santuari” dove rifugiarsi.
In linea generale, lo stato di conservazione degli habitat forestali del ZSC/ZPS “Foresta di Campigna, Foresta la Lama, Monte Falco” può considerarsi buono. Le faggete con Abete bianco, le più rappresentate dell’area godono di buona vigoria. Si tratta infatti di formazioni stabili dove però in alcune aree la prevalenza del Faggio è stata accentuata dalla ceduazione che lo ha favorito e dall’elevato impatto degli ungulati che si nutrono avidamente della rinnovazione di Abete. Per quanto riguarda le faggete con Agrifoglio e Tasso, nonostante la presenza delle due specie sia costante ma non numerosa, la rinnovazione fatica ad affermarsi e diventa rara e frammentata. I cambiamenti climatici rappresentano un inevitabile fattore di minaccia, condizionando la sopravvivenza delle formazioni, ad esempio riducendo la disponibilità di acqua con conseguenti disseccamenti (come quelli che si sono verificati già di recente nei crinali secondari, a spese dell’Abete bianco).
Foto di Giordano Giacomini