Scoperti all'interno della Riserva faggi che superano i 5 secoli di età

Quanto può vivere un albero nelle nostre foreste?

In un paesaggio profondamente plasmato da millenni dall’uomo non è semplice rispondere a questa domanda poiché nella maggior parte delle foreste il destino degli alberi è fortemente condizionato dalle azioni antropiche, quali tagli e incendi. Esistono tuttavia lembi importanti di territorio italiano, oggi quasi tutti protetti, dove gli alberi nascono, crescono e invecchiano per secoli seguendo le leggi della Natura. Sasso Fratino, la prima Riserva Integrale italiana istituita, è uno di questi luoghi dal valore inestimabile, dal 1977 compreso nelle Riserve naturali Casentinesi, protetto e gestito da decenni in modo esemplare dal Corpo Forestale dello Stato e attualmente ricadente nella zona A del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Dopo un biennio di ricerche dendroecologiche, rese possibili dalla collaborazione di più Enti quali Parco Nazionale, CFS e il Dipartimento Dafne dell’Università della Tuscia, oggi sappiamo che a Sasso Fratino i faggi possono superare i quattro e, addirittura, i cinque secoli di età. Questi faggi sono quindi coevi di Cristoforo Colombo e Leonardo da Vinci. Il rinvenimento di faggi così vetusti, al limite della longevità per le latifoglie decidue, fa entrare Sasso Fratino nella top 10 delle foreste decidue più antiche dell’Emisfero Nord. Per generazioni di studiosi Sasso Fratino ha costituito un laboratorio naturale dove apprendere il funzionamento degli ecosistemi e quindi sviluppare strategie per la conservazione della biodiversità. Il rinvenimento di alberi così vetusti qualifica quest’area anche per studi sulla biologia e l’ecologia dell’invecchiamento nel mondo vegetale. Si tratta di studi complessi non solo per l’arco temporale da indagare ma anche per le condizioni ambientali difficili in cui vivono gli alberi vetusti. La ricerca in tali ambienti estremi è una vera e propria sfida che si vince con la collaborazione e la sinergia di diversi attori. Del resto la storia del rinvenimento di tali alberi vetusti è un esempio di collaborazione tra diverse professionalità, tutte estremamente motivate nella conservazione della Natura. Così il Servizio Promozione, Conservazione, Ricerca e Divulgazione della Natura dell'Ente Parco ha attivato la ricerca sugli alberi vetusti del Parco, in collaborazione con l'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio e il Dipartimento Dafne dell’Università della Tuscia, i cui ricercatori, del Laboratorio di Dendrologia, hanno prelevato quelle carotine legnose che ora stanno svelando i segreti della longevità dei faggi di Sasso Fratino.

di Alfredo Di Filippo e Gianluca Piovesan